I due atti si svolgono in un caffè con gli stessi personaggi. Thomas è un realista pessimista, Simone una pragmatica moralista e Jean-Jacques un accademico, talvolta petulante. Il primo atto rimanda alla libertà di pensiero; i tre personaggi parlano di libertà e del suo dispiegarsi nei temi cari alla filosofia. Il dialogo è serrato, la sua scaltrezza ricalca quella dei pensieri che si susseguono seguendo la logica della ragione. Ogni personaggio è caratterizzato da una precisa posizione filosofica e interloquisce con gli altri mantenendo coerente la sua prospettiva dall’inizio alla fine. Il primo atto ospita tre voci incalzanti e discordanti, giacché solo accettando che i tre personaggi non concordino è possibile comprendere la libertà di pensiero. Nel rispetto di questa essi quindi non giungeranno ad alcun compromesso, rimanendo ognuno della propria idea. Il secondo atto nasce sotto la spinta di una finzione letteraria che garantirà ai tre personaggi di concordare a partire da ciò che hanno perduto: la libertà di informarsi. L’ipotesi che i giornali non vengano più stampati permette ai tre personaggi di condividere la stessa condizione e il rimpianto per la libertà perduta. La disillusione e il disincanto sono espressi da una conversazione di respiro più ampio, incentrata su tre grandi temi che costituiscono quasi tre monologhi dei personaggi. Se non c’è nulla di cui discutere si finisce infatti per non conversare affatto. I tre temi sono il racconto del grande inquisitore, l’esperienza di Gandhi e a concludere un discorso tenuto a partire da “La libertà di stampa” di Milton.